destionegiorno
Sono originario di Cuorgnè (TO), un paese nel verde Canavese, non lontano dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove fischia la marmotta, saltella il camoscio e regna maestoso lo stambecco...comunque anche la grandiosa capitale sabauda non dista molto, intrisa di storia...Da un pò d'anni abito a ... (continua)
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Marco Cortese
Le sue 768 poesie
Ecco il Sol che s’affaccia
e al tuo viso arride
or nulla più stride
e del doler non v’è traccia
Pulcherissima, or dea
t’elevi al terso ciel mattutino
all’ultimo cerchio celeste infino
ove risiede chi crea
Eh sì,
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Se’l mal m’acceca
e Satanasso con me danza
allor vo’ in lagnanza
e la vita divien bieca
Sol dolor reca
s’anco par baldanza
ma resta arroganza
alla divina via che vien cieca
Fuggi da me, immondo
e con gran frastuono
scompari alla mia
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Ogn’or ti rincorro
e non ti trovo,
allor divengo torvo
e la triste via scorro
Ove sei mia salvezza
che in eterno ti celi
che mai ti sveli
e mi tratti con durezza?
In che agire son stato stolto
che’l destino m’è ritorto
e perenne
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Di viva luce ti vedo rivestita
o Madonna della mia scarna vita
Se’l buio s’approssima
e vicina è la fossa
a te rivolgo il mio canto d’Amore
io, pellegrino senza onore
Il tuo profumo trasuda
nel mio avido corpo
e’l mio intelletto ti
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Leggiadro mi ritrovai
fr’amate donne
in forma di fauno del buonumore
ma nessuna m’amava
Allor d’altro divagai
fra notturne fronde
nel bel mesto boschetto
ove Amor non soggiornava
Di Pan chiesi aiuto
ma anch’esso non si destava
in torpore
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Ecco ch’apari
in ver la primavera
fra fiori rari
di novella luce sfera
Degli sguardi avari
d’aria severa
cangi l’umore e li svari
e par tutt’altra era
E d’intorno l’om ti segue
passo passo sì compito
dalle mosse sì
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Di fior e di lodi
e d’eterna mimosa
e d’auliche odi
t’adorni la musa festosa
Ti cinga d’allori
dell’invitto il carro
e l’Apollo in coro
ti doni i suoi tesori
Di lucente bellezza
sei or rivestita
e t’elevi a sublime altezza
Or
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Tanta speme aveo in cor
or sol insidie gemono in me
che’l tempo è trascorso
e gioventù più non vien
E Amor che sol mi trafisse
in oblio mi condusse
e alfine, infimo, mi sconfisse
Or la vita cade in lagnanza
e riman fioca
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Quantunqu'ella ai miei lividi occhi
fosse sì piacente
mi sfuggì
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Mi si rabbrucia l’animo
sì percosso d’attonito moto
ch’intorno tutt’in nero cala
E disadorno lo sguardo volgo
in cerca d’una sicura guida
Ma’l destin mi soccombe storto
e la giusta via cela
del sentier che divien contorto
Fugge via la
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Tutto si perde
ne l’antri bui dello spirto
e quando ancor più ti penso
letale divien il dolor c’appare
In nero si trasforma
il novello manto verde
e pur il nevoso monte irto
si rabbuia di tenebra ravvolto
Solingo mi ritrovo
fra la
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Lancia il boccino
e che la disfida inizi
e compatta in fino
senz’ombra di vizi
Tira la boccia
e rimira il punto
e di faccia scoccia
l’avversario in disappunto
Or l’avverso segna in suo
ma tu già miri la bocciata,
oh riecco, il punto
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Andar per boschi
a sospirar Natura
quando il Sol cresce
e caccia l’aridi foschi
col raggio che perdura
e dall’oscuro n’esce
Ed un fauno incontrar
co’ l’occhi vispi e accesi
e con esso danzar
fra dirupi scoscesi
tra irti arditi roveti
e
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Una flebile pioggia cade
su d’uno spoglio albero
lacrimante pare si disfoglia
dell’ultimo fogliame
ardito nella sua
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Quivi infra Natura
vorrei trovar albergo
in ristoro del mio rotto cuore
Fra gl’ispidi cespugli
che celano il sole
Fra l’alti fusti
al raggio avvezzi
Fra le frasche indorate
dalla brezza percosse
Fra l’arcigni flutti
forati dalla
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Poesie
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